Respirazione olotropica

La respirazione olotropica è un dispositivo neo-fondato di trance, che utilizza i c.d. stati non ordinari di coscienza a scopo sanante. Non è propriamente una terapia, ma può dar accesso a processi terapeutici, allargare il contesto esplorativo di se stessi, favorire un aumento dello stato di benessere, di presenza, di connessione con il vivente, di senso esistenziale. Nasce dall’evoluzione della LSD Psychotherapy, per opera di Stanislav Grof, psichiatra cecoslovacco, coinvolto negli anni ’60 nella sperimentazione psicofarmacologica della Sandoz sull’acido lisergico. Con la messa al bando della molecola, Grof ideò un modo alternativo per accedere agli stati da lui chiamati “olotropici” (dal greco olos e trepein, letteralmente “verso il tutto”), che erano stati resi accessibili tramite l’LSD e studiati psicoterapeuticamente. Nel corso degli anni Grof strutturò, principalmente assieme a sua moglie Cristina, un dispositivo gruppale che, grazie alla combinazione di iperventilazione, musica evocativa e un lavoro focalizzato sul corpo, permette, senza l’ausilio di sostanze psicotrope, l’accesso ad una versione “dolce” degli stati non ordinari indotti dall’LSD. Nella teoria grofiana si prevede che il setting olotropico, spostando leggermente a latere il controllo volitivo dell’Io, dia spazio ad un’istanza sanante, una specie di cugino dell’Inconscio, chiamata “guaritore interno”. Il guaritore interno ha l’interesse di metterci dinnanzi a punti irrisolti, dolenti o meno, consapevoli o meno; di volta in volta sceglie con sapienza quanto è per noi sperimentabile, lavorabile e integrabile in quel preciso momento di vita. L’esperienza percepita durante l’olotropica può essere di tipo corporeo, emotivo, energetico, visivo o un mix dei precedenti. Gli ambiti possono riguardare eventi biografici, perinatali (gravidanza e parto) e transpersonali. Ai partecipanti si richiede di predisporsi nella posizione del partecipante, che è disposto ad accogliere senza aspettativa ciò che il guaritore interno gli propone.

Solitamente un seminario di respirazione olotropica si svolge in gruppo, diviso in coppie di partner. Chi fa l’esperienza è detto “respirante” e chi assiste “sitter”, perché siede e presenzia all’esperienza del respirante con un atteggiamento empatico e supportivo, non intrusivo, non proiettivo, non giudicante. Così la prima sessione esperienziale, nella seconda i ruoli della coppia si invertono. Il setting è garantito dalle figure dei “facilitatori”, che si occupano di creare un ambiente sicuro ed etico, al fine di accogliere e supportare le esperienze dei partecipanti.

Per approfondire vedere le pagine http://www.holotropic.com/holotropic-breathwork/about-holotropic-breathwork/ e http://www.holotropica.org/index.php/en/respiracion-holotropica/que-es-la-respiracion (e i relativi siti).

Un video un po’ datato, ma ancora piuttosto valido si trova su youtube https://www.youtube.com/watch?v=5VcUJjRC-Hc

Come spesso capita, in rete si trova un po’ di tutto e non è detto che tutto ciò che si trova sia egualmente valido.

Alessandro Pacco, nato a Trieste nel 1977, è laureato in Psicologia Socio-Culturale. E’ uno psicoterapeuta specializzato in Analisi Bioenergetica, un etnoclinico e un facilitatore certificato di Respirazione Olotropica. Ha lavorato e lavora, come clinico, come consulente e supervisore, in contesti d’intersezione tra mondi culturali, stati non ordinari di coscienza e dispositivi terapeutici. Socio di ORISS (Organizzazione Interdisciplinare Sviluppo e Salute), di cui è stato membro del direttivo, Socio della SIAB (Società Italiana di Analisi Bioenergetica), è membro del Laboratorio Mondi Multipli, Cattedra UNESCO Antropologia della Salute – Biosfera e Sistemi di Cura dell’Università degli Studi di Genova.